Dolore vascolare
Più l’ostruzione delle arterie sarà grave e meno distanza il paziente riuscirà a percorrere. questo è definito come i primo stadio della malattia ischemica degli arti inferiori. Nei casi in cui la malattia è molto avanzata inizia a comparire dolore anche a riposo (Stadio II) e con la progressione della ischemia possono comparire lesioni della cute come ulcere (Stadio III) o necrosi-gangrena (Stadio IV)
Questo problema è provocato dalla riduzione del flusso del sangue lungo le arterie malate, parzialmente o completamente ostruite. È come se il tubo che porta la benzina (il sangue) al motore dell’auto (i muscoli) fosse in parte otturato. Con il motore al minimo, la quantità di benzina che arriva ai cilindri è proporzionata al bisogno ed il motore gira normalmente, ma appena si affonda il piede sull’accelleratore, il motore tende a spegnersi perché la benzina che arriva al motore non è più sufficiente alle richieste nel frattempo aumentate. I medici chiamano questa condizione arteriopatia ostruttiva periferica (AOP).
Le cure
Il trattamento dell’AOP ha tre obiettivi:
- Arrestare il peggioramento dell’arteriosclerosi in tutto l’organismo e ridurre il rischio d’infarto e ictus.
- Migliorare la qualità di vita di questi pazienti, cercando di recuperarli ad una vita più attiva e consentire loro di camminare il più possibile, senza dolore.
- Impedire la comparsa di piaghe e gangrene.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario agire sui fattori di rischio, in primo luogo il fumo. Cessare l’abitudine di fumare è essenziale, perché riduce immediatamente i rischi, anche se sono necessari anni per annullarli del tutto. È importante che l’astensione dal fumo sia completa perché anche una sola sigaretta al giorno può aggravare i danni delle arterie.
Importante è inoltre l’esercizio fisico. Camminare, infatti, favorisce lo sviluppo di circoli collaterali e consente di aumentare gradatamente il tratto di cammino percorso, così che questi pazienti possono allungare la marcia senza dolore anche per più di 200 metri. Sembra che i risultati migliori si abbiano quando i pazienti continuano a camminare anche dopo la comparsa del dolore, cercando di resistere il più possibile perché, probabilmente, si favorisce in tal modo lo sviluppo di circoli collaterali , cioè di nuovi vasi arteriosi che suppliscono a quelli ostruiti dalla arteriosclerosi.
Le cure farmacologiche
L’aspirina e altre sostanze che contrastano la tendenza delle piastrine ad aggregarsi sulla placca erteriosclerotica, per questo motivo chiamate antiaggreganti, sono comunemente prescritte ai pazienti con AOP.
Questi farmaci sono in grado di rallentare l’evoluzione della malattia e ridurre la necessità di intervenire chirurgicamente. L’aspetto più importante di queste cure non riguarda, però, la circolazione degli arti inferiori, ma la loro capacità di prevenire l’infarto cardiaco e l’ictus, poiché, come detto, l’AOP è soprattutto la spia di un’arteriosclerosi grave e diffusa. In definitiva, l’aspirina e gli antiaggreganti, in generale, difficilmente miglioreranno la marcia di questi pazienti, ma, in compenso, riducono la possibilità di complicazioni cerebrali o cardiache.
La terapia con anticoagulanti, al contrario, né migliora la marcia né riduce il rischio d’ictus e infarti. Espone, invece, al rischio di gravi emorragie. Queste cure sono, perciò, indicate solo in particolari casi.
I pazienti con improvviso peggioramento dei disturbi, infine, devono ricorrere alle cure del chirurgo vascolare per valutare la possibilità di un intervento di rivascolarizzazione o un’angioplastica.
Il trattamento del dolore
Premesso che il trattamento primario della ischemia degli arti inferiori è costituito da tutto quello sopra elencato , si deve considerare che esistono alcuni pazienti che non risentono in modo soddisfacente della terapia conservativa (prevenzione, movimento, terapia farmacologica) e che non possono essere sottoposti a rivascolarizzazione oppure lo sono stati ma con scarso successo.
Purtroppo in questi pazienti anche la terapia antalgica utilizzando farmaci analgesici, anche potenti come gli oppioidi può non dare un adeguato sollievo dal dolore, sopratutto quello determinato dalla claudicatio o dalle ulcerazioni cutanee.
In questi pazienti è possibile utilizzare tecniche interventistiche per ridurre il dolore e migliorare, per quanto possibile, il flusso di sangue. A seconda della gravità delle lesioni, della età del paziente e delle malattie che affliggono il paziente e delle terapie che sta eseguendo si potrà utilizzare:
- il posizionamento di un catetere peridurale per l’infusione di anestetico locale e analgesici a livello del midollo spinale
- la simpaticectomia chimica percutanea ovvero la “bruciatura” dei nervi del sistema simpatico che regolano l’apertura e chiusura dei vasi arteriosi. provocando una lesione di questi nervi (di solito utilizzando sostanze come l’alcool assoluto o il fenolo) si può migliorare la circolazione a livello degli arti inferiori
- in casi selezionati si può utilizzare la Stimolazione midollare